a cura di Eiael
La parola “equinozio” deriva dal latino e vuol dire che in quei due giorni dell’anno (rispettivamente equinozio di primavera e d’autunno) la durata della notte equivale quella del giorno. Nelle giornate successive, in primavera, avviene poi il superamento progressivo delle ore diurne rispetto a quelle notturne: le giornate “si allungano” (viceversa si accorciano in autunno).
Pensiamo per un attimo anche alle stagioni. L’autunno, mese di morte nel quale la natura inizia a ritirarsi in se stessa, ha lasciato il passo all’inverno in cui tutto dorme silenziosamente. L’unico rumore è quello della pioggia che imbeve il terreno. Ma nel buio più profondo si cela l’energia del seme nascosto sotto terra, pronto ad erompere in primavera, quando si riaccende quel fuoco vivo che la natura esprime in mille variopinte forme, ed il cui trionfo si ha in estate.
Analogicamente ai fenomeni astronomici, questo periodo è allora propizio a mutamenti interiori e sottili nell’uomo (Ermete suggerisce “come in alto così in basso”) e, per tutti coloro che seguono un percorso ermetico-magico, contraddistingue l’inizio “vero” del nuovo anno: quella scintilla di Luce, che era Sole bambino a Natale, è cresciuta fino a vincere le tenebre dell’ignoranza.
Dice Kremmerz: “Un anno solare, da marzo a marzo, segna un giro completo nelle apparenze cicliche della natura. Tutto ritorna e tutto finisce; la legge fatale dell’eternità nella ellittica solare è una dipintura dovuta all’artefice dell’universo”.
In questo giorno si celebra la rinascita simbolica del Cristo che ri-sorge dalla “morte”, dell’Agnello che si è dato in sacrificio per noi Tutti (“sacrificio” da “sacrum facere”: “fare o rendere sacro”) e dell’Ariete nello Zodiaco magico.
Il rito, si sa, è l’elemento cardine della nostra pratica, poiché il “fare” propizia la manifestazione della “volontà in atto”, principio attivo della via magica: ecco allora che nel corredo della Fratellanza di Miriam vi sono almeno due riti riservati a questo momento.
Uno è il rito di Kons, che tutti gli ascritti alla Fratellanza eseguono in Primavera, ma in merito al quale non possiamo pubblicare dettagli in quanto è bene che rimangano riservati ai praticanti di magia.
L’altro, di cui possiamo invece brevemente discorrere, è il rito di Ariete, che il Maestro Kremmerz concesse al grosso pubblico dei lettori nell’edizione del Mondo Secreto (Istruzioni ai praticanti in magia – anno 1899). Questo rito, che fa seguito ad una prima preparazione purificatoria da attuarsi nei mesi freddi (rito di Sagittario), favorisce un primo contatto con quella parte “Intelligente” che è Luce e vero maestro in tutti noi.
Nella descrizione del rito preparatorio di Sagittario, vi è una frase molto bella e significativa che riteniamo utile riportare ai nostri gentili Lettori. Kremmerz dice: “Il giorno in cui io veramente vi possa essere necessario non avete che a desiderarlo e con certezza conoscerete me o chi per me, il luogo dove vederci e dove stabilire una scuola che non sia né una accademia vana, né una setta”.
Resta da vedere cosa abbia da intendersi per termini come “scuola”, “iniziazione”, “maestro”.
Fiumi e fiumi di parole si sono spese a riguardo e non saremo certo noi a voler contribuire.
Diremo solo che quanti per esperienza arrivano anche soltanto a sfiorare la comprensione del motto ermetico en to pan o “uno il tutto”, possono intuire che per l’iniziato tutto è “scuola”. Ciascuno trova, a ben vedere, in ogni momento della sua vita ciò che gli è più consono.
Può ben darsi che ad un certo punto, per via inaspettata, giungano al postulante le nozioni e le pratiche adatte al suo attuale stato di sviluppo, così come potrebbe entrare in contatto con cose che lo metteranno a dura prova: tutto ciò che solo apparentemente è “fuor da sé”, ma che riflette invece come specchio tutte le tensioni interiori di un “io” che ancora non ha ricordo di Sé.
Scendendo nel caso particolare, lo strano destino della Scuola fondata concretamente da Kremmerz si è dipanato nell’apparente separazione, guidata da forze “diaboliche” (dal greco “dia-ballein” = “mettere qualcosa di traverso” e quindi “dividere”), in varie Accademie e gruppi di ciò che avrebbe dovuto essere qualcosa di fortemente coeso, appunto, una Fratellanza.
Ma chi pratica ben sa che vi è un ligamen sottile, ben più importante di ogni collezione di carte e timbri, che unisce Tutti i Fratelli di Miriam in catena. Esso è il rito quotidiano e, soprattutto, l’Amore, ermeticamente inteso, rivolto costantemente tutti i giorni ai propri fratelli.
Chi intorbida questa corrente con pensieri impuri, dissidi e bizze, dovrebbe sapere che non è di aiuto alcuno allo stabilirsi di una corrente terapeutica efficace.
Valga questo come invito, nel giorno di questo equinozio, affinché ciascuno di noi, prima di dirsi iniziato o myriamico, si domandi nella propria intimità «sarei io capace di abbandonare ogni velleità personale per dare un abbraccio col corpo e con lo spirito a chi professa la mia stessa arte? Sarei capace di condividere con costui tutto ciò che è in mio possesso?».
Tornando ora, da buoni ermetisti, al principio di questo scritto (la fine delle cose coincide sempre col loro inizio), diremo qual è il secondo, ma non meno importante, evento che si festeggia oggi.
Trattasi di un primo contatto “fisico” (poiché sottilmente, per quanto ci riguarda, già vi è unione e comunità di intenti con tutti coloro che hanno ricevuto, per vie diverse, la medesima trasmissione di indicazioni e pratiche lasciateci dal Maestro Giuliano Kremmerz)”.
Crediamo che questo piccolo evento sia abbastanza significativo: auspichiamo che possa essere un piccolo segnale che preluda all’arrivo della colomba dopo il diluvio, con un rametto di ulivo nel becco…
Può essere piacevole concludere questa nostra chiacchierata ricordando infine un piccolo brano scritto da un grande Iniziato che aveva la semplicità di un bambino:
“Prendete un uomo modestamente letterato quanto sappia scrivere e leggere e far di conti; sceglietelo fra quelli di indole mite e di mente soda, senza grandi virtù e grandi vizii, fate che meni una vita sobria nella campagna e pratichi una semplice operazione delle due date, e il suo avvento intellettuale si manifesta meglio e più limpidamente che in un cervello abituato alle sofisticherie e alle frasi fatte. Le anime semplici arrivano sempre prima delle deviate, i fanciulli conservano ancora intatta l’irradiazione spirituale, e i troppo abituati alla malizia la perdono. Comprendo che non è facile convincere qualcuno dei sordi che mi legge, ma così è: se nella vostra vita vi imbatterete in un uomo veramente supe¬riore allo spirito del secolo, l’animo suo di bambino gli traspirerà perfino dalle vestimenta, perché il fango non lo ha macchiato e la malizia non lo ha tentato. Più un uomo brama sentirsi di quelli che non si lasciano trascinare e più le tenebre lo accecano.” (tratto da “Il mondo secreto” – 1899).