Questo breve e ricco articolo redatto da “Urrico”, pubblicato agli inizi degli anni 2000, viene qui ripubblicato quale indicazione da porre in evidenza a quanti sono in cammino.
(La direzione del sito).
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Vi è una differenza nelle notti in luna piena e luna nuova?
E’ differente il modo di sognare secondo le fasi lunari?
E’ differente la nostra presenza mentale nella notte?
A ciascuno iniziare a rispondersi.
E queste variazioni nell’attività onirica, relative alla fasi della luna, sono
analogicamente e realmente collegabili alle variazioni sottili cui le donne vanno incontro
nell’alternarsi delle fasi del loro ciclo mensile?
Come varia in quantità e qualità l’energia della donna secondo codeste fasi?
Al lettore ed alle lettrici rispondersi secondo esperienza.
Osservarsi sarà d’ausilio.
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Mettendo in atto tutti i giorni il Rito alla stessa ora magica, si ottiene di lavorare ogni
giorno su un pianeta (vedi calendario delle ore), e quindi su un archetipo che può
individuarsi nei sette spiriti della Luce, nei sette centri di luce del corpo (e dell’anima), sui
sette vizi e sulle sette corrispondenti virtù. La purificazione progressiva di questi sette
centri, che possono aprirsi e chiudersi, emettere ed assorbire, può portare al loro
progressivo bilanciamento, finché essi non si riequilibrano nella neutralità del colore
bianco (ottenibile sommando in parti uguali i sette colori), il che permette di “vedere” con
chiarezza immacolata la realtà esterna-interna, di riflettere come utero isiaco la propria
sacra Volontà. Ecco l’alba del Sole. E la possibilità di evocare gli “arcani”, necessari per i
passi successivi dell’Opera alchimica, conservati non nei fogli polverosi detenuti da pochi
superbi eruditi, ma nell’eterno punto astratto dei magi.
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Non è questa rozza superstizione: in noi vi sono delle “larve”, forme pensiero
rappresentanti desideri mai completamente soddisfatti (perché più si praticano atti guidati
da brama, più la stessa brama se ne rinvigorisce), che si “attaccano” alla coscienza una
volta consumato l’atto, ed in maggior copia quando questa tenta di liberarsene (qualcosa
che è per il mago un semplice atto di purificazione e trasmutazione energetica, svincolato
da qualsiasi moralismo, senso di colpa o, peggio, castrazione dei sensi di religiosa
memoria).
La loro generazione e perpetuazione avviene tramite immaginazione “passiva”,
perché la mente normalmente subisce desiderando, e non “vuole” queste immagini,
scaturite dalle forze più “basse” dell’essere, le quali vincolano i nostri atti all’egoismo, alla
conservazione di ciò che chiamiamo ordinariamente “vita” ed alla riproduzione.
Ben diversa da tutto ciò è l’immaginazione del mago, in-mago, creatrice, attiva, che
può allora sfruttare certi momenti di vibrazione incendiva dell’essere per creare modifiche
in sé e fuor da sè: a tale capacità si perviene tramite appositi rituali isiaci ripetuti, talvolta
estenuanti, che “allenano” il mago alla sua potestà. All’inizio la battaglia è durissima e non
serve scagliare contro di esse con forza violenta la propria volontà, invece può essere
utile, per testata esperienza (ma prenda il lettore tutto ciò come un semplice consiglio di
anziano e non come verità od oro colato), meditare e mettere al centro della mente questa
semplice formula:
“Io non sono i miei pensieri, essi sono in me, ma non sono me”.
Così si opera una prima disidentificazione dai pensieri non voluti. In seguito si potrà
forse comprendere che essi non sono “reali” come abbiamo fino a quel momento creduto.
Sarà Luce in noi quando ciò avverrà. Li si potrà allora allontanare come si farebbe con
oggetti, ma anche lasciar che si dissolvano come neve dinanzi al calore della propria
Volontà, della propria presenza solare.
Già uno star seduti, presenti, apparentemente statici, produce il superamento del
guado.
Dopo sopraggiungerà probabilmente un primo stato di calma interiore e l’energia
prima prigioniera sarà “liberata”. Ma attenzione: nel momento in cui ci verrà spontanea la
considerazione di essere finalmente liberi, proprio allora sarà mortale il pericolo di cadere:
la mente, anche un po’ sotto la scusa di mettersi alla prova e suscitare di nuovo quella
tensione energetica paurosa, quella “corrente”, evocherà nuovamente quelle larve, dando
loro inconsciamente nuova vita.
L’io si sta per arrendere sfiduciato, quando arriva, quasi per “grazia”, un’illuminazione:
è la mente stessa che crea quei pensieri, di per sé privi di sussistenza! Per cui lo stesso
tranello di volersi mettere alla prova, di vedere se il “male” è stato vinto, ebbene lo
richiama alla vita!
Se si supera anche questo scoglio, tramite una sorta di “disinteresse”, i pensieri, che
vivono nel (e del) nostro corpo, torneranno periodicamente a farsi vivi, per poi esaurirsi
fino alla “vittoria” dell’eroe.
Tale è una strada per liberarsi delle larve.
A volte sarà anche necessario cedere ad esse, come il pescatore che sfianca il pesce
dandogli lenza prima di tirarlo su, però “attivamente”: non come uno che subisce la
passione desiderandola, ma giungendo a volere pienamente e con distacco l’atto che la
soddisfa, conducendola deliberatamente a fondo, per poi disciogliersene…
Urrico