“La nostra Fratellanza è e sarà come è stata nei secoli, non ha pretesa di apostolato unico, ma vuole raccolti e raggruppati, col solo vincolo dell’Ideale santo della Scienza e della Verità, pochi ma saldi elementi che ne assicurino l’esplicitazione e la realizzazione fuori ogni lotta politica, sociale e religiosa. Poichè la Scienza deve essere considerata di là dai confini delle nazioni e delle razze, e patrimonio dell’Umanità intera” – J.M. Kremm-Erz
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La S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam, fondata da Giuliano Kremmerz allafine dell’800, è stata ortodossamente traghettata dai Suoi Dirigenti Responsabili sino ai giorni nostri. Ha quindi oltre un secolo di vita e di operatività ininterrotta. Si regge sulla Pragmatica Fondamentale(Statuto) approvata nei suoi 60 commi nella convenzione del 22 dicembre 1909, tenuta al Grande Ordine Egiziano sotto la quale alta protezione la Scuola Ermetica è posta. Giuliano Kremmerz ha statuito che la Fratellanza segua un doppio metodo di cultura: uno di letture, conferenze, pubblicazioni intese a dare un corredo di cognizioni di tutto ciò che è argomento di ermetismo, scienze antiche e psichismo moderno; l’altro di pratiche tradizionali per provocare la propria educazione evolutiva e dirigerne in senso utile alla medicina, alla terapeutica ermetica e alla psicurgia e taumaturgia, l’esplicazione, attraverso una sperimentazione scientifica controllabile da tutti. La Fratellanza ha infatti esclusiva finalità terapeutica e concorre ad alleviare e guarire le fisiche sofferenze di coloro che ne fanno richiesta, attraverso l’operatività dei componenti la sua Catena animica, che attingono alla forza inesauribile di cui il Centro dispone. All’estrema disponibilità verso chiunque voglia entrare a farne parte, corrisponde però un altrettanto automatico allontanamento di chi, fra gli iscritti, deviasse dai suddetti presupposti. Va inoltre chiarito che la Schola del Kremmerz non è una chiesa, perché non dogmatizza né pretende di convertire, lasciando libere le coscienze di professare la propria fede religiosa o il proprio credo filosofico: esempio di tolleranza per ogni opinione si circoscrive esclusivamente nel risultato delle proprie esperienze. Non è una setta perché non nasconde nulla che possa offendere le leggi della società civile anzi tende a sollecitare nei suoi aderenti oltre l’ovvio rispetto per le leggi dello Stato, quello per i più alti valori umani, al di là di ogni preconcetto. Non pretende di impartire insegnamenti di alcun tipo ed è da intendersi in questo senso l’adozione del termine Schola usato dal Kremmerz; si avvale altresì di un metodo di sperimentazione, soggettiva e oggettiva, delle potenzialità dell’intelligenza umana applicate esclusivamente al mantenimento o ristabilimento dell’equilibrio psicofisico e, senza modellarsi su scuole di empirismo medico denigranti gli studi moderni e le investigazioni degli scienziati contemporanei, tende a coadiuvare idealmente, e attraverso la sperimentazione degli strumenti virtuali e tradizionali tramandati dall’ermetista napoletano, l’operato della medicina ufficiale.
Non è chiesa, non è setta, non è scuola, non è una congrega di guaritori.
Pertanto, coloro i quali ne condividessero il programma di AMORE, di BENE e di SALUTE, sappiano che alla Fratellanza di Miriam possono liberamente aderire, previo domanda d’iscrizione, TUTTI gli uomini e le donne di buona volontà che s’impegnino a seguire gli insegnamenti pratici di ogni grado trasmessi dalla direzione o da chi per essa, e a rivolgerne all’UNICO FINE della TERAPEUTICA ERMETICA ogni manifestazione evolutiva.
Concetti generali e finalità della Schola Hermetica di G. Kremmerz:
La S.P.H.C.I. è un’unità iniziatica con finalità terapeutica. E’ strutturata come Catena Iniziatica allo scopo di incanalare e far fluire la forza terapeutica proveniente dal Centro nei vari anelli che, gerarchicamente, la compongono, fino alla periferia e all’esterno della Catena stessa.
Come vi è gerarchia di classi (Circolo esterno e Circolo interno) vi è gerarchia di organizzazioni. La Miriam non è un’organizzazione chiusa in se stessa, ma collegata alla Catena iniziatica di cui fa naturalmente parte tramite la Delegazione Generale. Non per niente il Maestro Kremmerz pose la Fratellanza sotto l’alta protezione del Grande Ordine Egiziano, e non è stato mai revocato il Patto stipulato in solido tra Kremmerz e l’Ordine Egizio nella Pragmatica Fondamentale del 1909.
Ogni numero della Catena è una quantità concreta di forza, unità minima di volontà, ricetrasmittente della forza volta alla terapeutica proveniente dal Centro, ed è tenuto a seguire gli insegnamenti pratici indicatigli secondo il proprio livello evolutivo. Ogni numero è perfettibile al fine di diventare uomo o donna integrale. L’evoluzione, infatti, comporta un livello sempre maggiore di integrazione del proprio mono mentale e corporale e di convibrazione sempre più intensa con il trasmissore fino all’omologia, cioè per avvenuto stato di osmosi.
L’Organigramma della Schola è quinario, diviso in cerchi concentrici relativi a classi o gradi, tutti finalizzati ad un unico Ideale, in sintonia e comunicazione tra di loro, reciprocamente ricetrasmittenti. Il I, esterno, corrisponde simbolicamente allo stazionamento fuori dal recinto del tempio e comprende Novizi praticanti ed Anziani. Il II,III,IV rappresentano nell’insieme il Circolo Interno e corrispondono all’ingresso nel tempio. Il V è il Collegio Operante, la Direzione, l’Unità più alta. Si fa rappresentare da un Delegato all’insegnamento generale e alla propaganda che può manifestarsi o rimanere incognito e può avere, nell’archivio centrale, uno o più Segretari o Dirigenti. E’ il più giovane dei Maestri scelto fra i 12 Saggi formanti il Collegio o Capitolo Operante.
Per gli iscritti alla Schola evoluzione e terapeutica sono legate a doppio filo: perseguire l’una senza l’altra non ha senso perché i meccanismi evolutivi sono terapeutici e viceversa. Nel 1906 Kremmerz chiariva i concetti fondamentali alla base della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam, ancor oggi della massima attualità: “La Schola è scuola di miglioramento e perfezionamento dell’essere umano… Miglioramento psichico e fisico. Il valore della parola miglioramento sta nell’importanza dello scopo pratico a conseguire. Questo scopo è un’intensificazione e quindi un abbreviamento dell’evoluzione naturale individuale; sicché miglioramento fisico deve intendersi come conseguimento di uno stato fisiologico di perenne armonia con lo sviluppo psichico, così da ottenere un continuo equilibrio psico-fisico, cioè lo STATO DI SANITÀ. Ogni individuo ha il diritto di lavorare per il proprio miglioramento; ma per la legge stessa di evoluzione, che governa la vita universale, egli è legato strettamente a tutto l’esistente; legame indissolubile di cui l’uomo in genere non si da conto, perché il progresso di una cosa dipende dal progresso di altre, e produce il progresso di altre ancora. Dunque accanto al diritto di accelerare la propria evoluzione, sta il dovere di non ostacolare volontariamente il progredire degli altri esseri, ma di aiutarli amorosamente a migliorare. Man mano che l’uomo evolve, diventa più altruista, perché sente maggiormente questo legame che lo avvince al resto del mondo…Il discepolo di ermetica lavora dunque per sé e per gli altri. Egli sposa una missione che per lui è un dovere, e i suoi condiscepoli diventano commilitoni, fratelli stretti da un patto, che è un patto di amore; e questo patto egli accetta e non romperà giammai obbedendo coscientemente alla forza unica che tutto anima, stringe e sospinge verso la perfezione. Ma questo lavorio di perfezionamento prepara una grande realizzazione. La legale costituzione cioè di un ordine sanitario per lo studio e la pratica della medicina ermetica a benefizio dell’umanità. Ecco lo scopo supremo umano della nostra opera. I diritti ed i doveri del discepolo verso la MIRIAM e verso i condiscepoli sono così ben delineati.”
D’altra parte non vi è niente che si opponga a che un ammalato sia curato da un medico e che una catena di anime, una corrente di forze psichiche aiuti coi mezzi di cui può disporre ammalato e medico. Ora quali sono gli effetti della catena? Primo: sui singoli individui. Secondo: sull’ammalato che domanda un aiuto terapeutico. Osserviamo il primo effetto. Molti accedono alla Fratellanza con idee personali ed egoistiche e, non conoscendo nulla della scienza occulta, vogliono apprendere le nozioni, le regole, le applicazioni per sé soli, per il proprio avanzamento, per una più rapida e perfetta evoluzione: essi non vogliono altro che diventare superuomini. Ma, la nostra Schola non si propone il compito di popolare il mondo superuomini. Essa da all’individuo il mezzo di progredire personalmente ma in ordine alla Catena iniziatica e rituale che li riunisce, li determina, li affratella in un circuito di scambio energetico di forze in chi dormienti, in chi assonnate, in chi più vigili e coscienti. Come in aritmetica le frazioni sono ridotte a un denominatore comune per farne la somma, gli elementi della stessa catena si equilibrano in una fisionomia comune e in una somma di vibrazioni omogenee, che danno ai meno abbienti il superfluo delle nature più ricche, senza pertanto squilibrarle e/o impoverirle. Il circolo diventa compensatore dei valori disuguali, donatore di forze ed energie e questa forza della catena immette gradualmente nella condizione di sviluppare l’interiore e prepararlo a stati nuovi e integrati dell’essere. Come forza collettiva può essere sorgente di energia benefica verso l’ammalato che ne ha fatto richiesta. E’ la catena ideale delle anime che unisce tutti gli individui operanti con lo stesso scopo e animati dalla stessa fede nell’opera buona e grandiosa che compiono: porgere a chi ne richiede la forza vitale che si accumula a suo pro. Questo è il fondamento della Myriam. Tutto il resto è accessorio, se ben si comprende questo.
Molti si chiedono cosa significhi il nome di Miriam. Nel 1898 Kremmerz spiegava : “A questo nome cabalistico di Miriam e alla sua secreta significazione corrisponde una coorte di intelligenze che hanno una diretta influenza nella evoluzione animica degli uomini, e quindi sulla salute della carne”. Inoltre chiariva che la medicina ermetica “non ha influenza che sulla infermità del corpo fisico, quando l’ora di sua separazione dal corpo spirituale non è arrivata; in altri termini, l’occulta medicina magica non salva dalla morte quando l’ora della nascita dell’uomo al mondo invisibile è suonata, ma impedisce le morti premature alla evoluzione dell’anima, e allevierà le sofferenze o sanerà i dolori e le infermità di chi ad essa ricorra”. “Su queste basi – aggiungeva – è fondata la resurrezione di questo rito magico di Miriam, la cui rievocazione è tutta una benefica corrente di sanità della carne, per mezzo della potestà spirituale del fratello sullo spirito del fratello che ne aspetta il beneficio”.
Va ricordato anche che l’articolo 57 della Pragmatica Fondamentale recita: “…il simbolo della Matriarchia di Miriam valga ad essere interprete di un programma di Amore, in cui la formula matematica arida ed inesorabile della filosofia maschia si umanizza nella sensibile dell’ideale di affetto della madre, della bellezza nella forma e della delicatezza nell’essenza muliebre”. Nella nostra tradizione ermetica, per Matriarchia (da non assimilare al termine: matriarcato) va intesa la Matrice o Utero universale quale Principio e Origine della Vita Universa in ogni sua manifestazione.
Nella S.P.H.C.I. gli studi e le pratiche sono eseguiti alla luce del metodo ermetico. In sintesi esso si basa sui seguenti criteri:
non credere a niente e a nessuno senza prima verificare, al di fuori di ogni preconcetto e attraverso l’esperienza;
valutare i rischi di una sperimentazione strettamente soggettiva: primi fra tutti l’orgoglio e l’autosuggestione;
tenere ben presenti le differenze fra realtà oggettiva, senso comune delle cose, consuetudini e convenzioni sociali;
la Verità è una conquista individuale, ma a cosa servirebbe questa conquista se non fosse condivisibile, e soprattutto utile anche agli altri?
essere sempre sé stessi: rifuggire ogni modello precostituito e soprattutto l’imitazione, anche di chi ci sembra migliore di noi;
rifuggire ogni forma di misticismo e non pensare, misticamente, che per evolversi si debba rinunciare alla gioia, all’amore, alla libertà, alla dignità e al rispetto per sé stessi;
considerare l’umiltà come la consapevolezza dei propri limiti: nessuno è perfetto, ma tutti siamo perfettibili;
coltivare in sé la consapevolezza di essere l’artefice del proprio bene ed aspirare a diventare niente più che un tramite per quello altrui;
rifuggire ogni prevaricazione e non coercire mai la volontà di un altro essere, nemmeno per il suo stesso bene, ma semmai testimoniarlo “sempre” con le parole e con gli atti.
essere sempre disponibili verso chi chiede, ma considerare che l’atto del donare è proprio solo di chi ama e possiede per conquista, e dispensa nella giustizia.
(A cura della Redazione del Sito)