La vita quotidiana, così come si svolge, sostiene l’uomo nella sua esistenza in qualunque strada egli percorra.
E ogni giorno , continuamente, all’uomo è rivolto un invito :
“Un uomo diede una cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati : Venite è pronto. Ma tutti, all’unanimità incominciarono a scusarsi. Il primo disse : ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego considerami giustificato. Un altro disse : ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego considerami giustificato. Un altro disse : ho preso moglie e perciò non posso venire.” ( Lc 14. 16 )
Ed è così che l’uomo comune baratta la possibilità della propria rinascita con la brama dell’insignificante presente, scegliendo di nutrirsi di Loto e percorrendo vie dionisiache per il raggiungimento dei diversi ambiti piaceri.
Ma ciò che sembra appagante altro non è che l’assetante compenso concesso alla parte più vile dell’uomo da enti che, artatamente e abilmente nascosti operano, fini solo a loro stessi.
Da sempre sono stati dati loro innumerevoli nomi e rappresentati in molteplici modi, e una tradizione a noi vicina li identifica nelle tre bestie dantesche ( lonza, leone e lupa) che si incontrano nel ritrovarsi all’interno della selva oscura.
Se ne avverte quasi subito la presenza. Superate paure di perdere, timori di non poter avere e angosce di non apparire, lo sguardo può farsi più sicuro rivelando come l’essere osservate le immobilizzi e ne inibisca le attività. Tale è l’effetto del timore che le assale nel constatare che possono perdere il potere fino ad allora esercitato in piena mimetizzazione.
Non basterà certamente un primo incontro a superarle, e si faranno più scaltre ed aggressive per mantenere il loro primato.
Ma quello che è ormai cosciente, è che la quotidiana e distaccata, incessante, metodica, misurata osservazione può far “ .. si che il piè fermo sempre sarà il più basso”.
Un fratello.
