L’idea centrale nella teoria e nella pratica dello sviluppo magico, secondo Kremmerz, che ne rappresenta insieme il punto di partenza, la struttura portante e il fine, è l’evoluzione. L’assunzione di questo punto inamovibile si rende assolutamente necessaria quando ci si accosta allo studio prima e alla messa in opera poi degli insegnamenti kremmerziani. Necessaria, perché altrimenti si correrebbe il rischio di male interpretare il filo unitario che lega le idee esposte nei numerosi scritti che Kremmerz ha lasciato, con conseguenze tali da compromettere seriamente la comprensione delle leggi e della metodologia che guidano il cammino verso l’ascenso ermetico.
Occorre intendere chiaramente e senza riserva che sebbene, come afferma Kremmerz, la via per arrivare non è unica, unica è la via magica, perché essa è UNA nei principi, UNA nel metodo, UNA nel fine: è, per intenderci, via evolutiva.
E’ opportuno, forse, prima di procedere oltre sgombrare il campo da alcuni equivoci che assai spesso intrappolano molti ricercatori del Vero, equivoci di diversa natura e di varia origine, ma tutti concorrenti a confondere idee, metodi e finalità, col risultato di deviazioni o ristagni che di frequente si presentano con un denominatore comune. Essi inducono alla convinzione, quando non alla presunzione, di ritenersi sulla via della realizzazione magica solo perché si è in possesso di qualche pratica più o meno riservata, più o meno esclusiva, più o meno accreditata, che di magico possiede solo l’appellativo o l’aspetto esteriore e, non di rado, un certo fascino che fa buona presa sui cacciatori del mistero. Con ciò si intende affermare che, affinché una pratica (a parte il suo valore intrinseco) sia attinente allo sviluppo magico, è necessario, assolutamente necessario che il praticante sia sulla via magica. E questo essere sulla via magica è una volontà, è un atteggiamento, è una consapevolezza precisa dell’idea base che caratterizza l’ascenso ermetico, idea che, come si è già detto, si concretizza nello sviluppo evolutivo.
Simile consapevolezza non lascia spazio a tendenze e aspirazioni mistiche, retaggio frequente della personale esperienza o di preconcetti, frutto a loro volta delle letture che abbondano con dovizia nel campo dell’occulto. Così pure non vi è spazio per l’assurda pretesa di voler ridurre la Magia a un fatto puramente tecnico, per cui basterebbe qualche adeguato scongiuro e un buon assortimento di riti per realizzare chissà quali poteri, che costituendo un parte di proterve e velleitarie ambizioni sarebbero al di fuori dell’ordine naturale e di quella legge di Giustizia universale e intelligente, dispensatrice oculata secondo meriti e progresso individuali.
Ciò premesso, torniamo al tema che ci interessa e vediamo, nei limiti dello spazio riservato a questo scritto, di mettere a fuoco qualche punto, riservandoci eventualmente e se opportuno di riprendere in futuro l’argomento in maniera più approfondita.
A tal proposito si ripropongono alcuni passi molto significativi, tratti dall’Opera Omnia di Kremmerz:
– «Senonché in natura tutto è evoluzione e tutto procede a gradi», (La Scienza dei Magi, vol. 3°, p. 539 – Ed. Mediterranee, Roma);
– «L’uomo lo consideriamo come individualizzazione contenente una essenza universale intelligente che è lo spirito individuale, particella dello spirito infinito che è legge. Ora questo agglomerato di molecole contenente la parte intellettiva, spirituale, deve arrivare allo stesso punto di qualunque produzione concreta della natura che nasce, si evolve, tramonta e perisce», (ibidem, p. 218);
– «Si comincia da uomini bestie e si finisce a spiriti fissi o angeli. Quanti milioni di anni occorrono per l’evoluzione completa di un’anima perché dal primo scalino dell’intelligenza giunga alla purità ultima!» (ibidem, p. 619);
– «L’evoluzione dell’uomo è la sua integrazione, la conquista della sua libertà divina, vale a dire la sua completa spiritualizzazione», (ibidem, vol. 1°, p. 380).
E’ quanto basta.
In poche righe è tracciato un programma che abbraccia l’inizio (individualizzazione dell’essenza universale) e la fine, meglio dire il fine della vita dell’uomo (integrazione). E il mezzo? Il mezzo è l’arte del praticare.
Ma praticare che cosa e in che modo? E, innanzi tutto, perché evolvere? Bene! Ricominciamo dall’inizio, anzi da lontano.
La scienza, secondo le teorie più accreditate, fa nascere l’universo da una gigantesca esplosione, seguita da cicli di addensamento e condensazione della materia proiettata nello spazio.
Nascono le galassie. Nelle galassie si originano le stelle e, attraverso successive fasi di aggregazione della materia interstellare, prendono corpo i pianeti. Tra questi ve n’è uno (almeno tra quelli che conosciamo), la Terra, che appare in posizione privilegiata perché si formi qualcosa di meraviglioso. Le molecole di alcuni composti cominciano ad aggregarsi e, nel corso di vari tentativi, formano strutture più complesse che avviano dei timidi inizi di scambio con l’ambiente, espellendo molecole e assorbendone altre, fino a rendere sempre più articolata la loro struttura.
Nascono le macromolecole. Lentamente, ma tenacemente, l’architettura dei complessi macromolecolari si consolida, si sviluppa, si riproduce. Sono processi, questi, che richiedono energia e questa viene prodotta da reazioni chimiche che avvengono all’interno delle strutture medesime. Si passa da un primo metabolismo anaerobico a quello di ossidazione, con la comparsa dell’ossigeno nell’atmosfera. Più tardi, il grande avvenimento: l’evoluzione partorisce la vita. Il lungo, ininterrotto cammino della materia, umile e laboriosa, ha raggiunto una meta fondamentale. Da questo momento la vita lavora per la sua conservazione, attraverso la produzione di organismi più complessi e più resistenti alle tumultuose variazioni ambientali. Si formano i vegetali e le prime elementari produzioni animali. Il lavoro continua, la vita si specializza, i ceppi evolutivi cominciano a delinearsi finché, al culmine di questi processi di differenziazione delle specie, appare l’uomo.
Fermiamoci un attimo.
Abbiamo assistito ad alcuni fatti.
Il Caos primordiale dà origine a una esplosione che si finalizza alla creazione della materia sotto forma di galassie, stelle e pianeti. Su un pianeta l’attività della materia si finalizza all’apparizione della vita. La vita si umanizza. Da questo momento in poi la materia, attraverso la vita, attraverso l’uomo, produce una intelligenza che sembra possedere tutti i requisiti per lavorare per finalità proprie.
Ecco, qui sta il punto.
L’essenza primordiale, l’essenza del Caos, attraverso il cammino di miliardi di anni si fa uomo. Lasciamo stare se ciò sia avvenuto per una concomitanza accidentale di casi fortuiti o se per una tendenza verso la realizzazione di un disegno globale. Ciò che si può constatare è che l’uomo si trova nella condizione di ponte tra evoluzione della materia-vita e possibilità di evoluzione dell’intelligenza. E poiché l’osservazione della storia remota del nostro universo parla da sé di evoluzione continua e ininterrotta nel suo aspetto globale, è logico supporre che questa non si arresti qui. Inoltre, l’osservazione della storia relativamente recente afferma inequivocabilmente l’evolversi dell’intelligenza. Ne consegue, con passo breve, che l’uomo che si ponga come obiettivo l’evoluzione della propria intelligenza si immette nella direzione della Legge Universale. Ora, è proprio a questo punto che interviene l’insegnamento magico, il cui fine è stato ed è di approntare gli strumenti adeguati per accelerare lo sviluppo evolutivo; strumenti antichi, perciò sperimentati, che si sono perfezionati con l’esperienza di coloro che nei secoli li hanno impiegati; e sperimentabili per chiunque voglia accingersi a percorrere la via dell’ascenso ermetico.
C’è però un problema, terribile nella sua semplicità.
L’intelligenza umana, così come la conosciamo, è il frutto di alcuni millenni di evoluzione. Per contro la materia, e quindi anche la materia umana, con le sue leggi e le sue necessità ha una storia di miliardi di anni. Ecco allora che l’ostacolo che il magismo paventa, e che è lo stesso ostacolo che si riscontra nelle mitologie e religioni di tutti i tempi, si evidenzia in tutta la sua drammaticità: il riscatto dell’intelligenza, ovvero la sua signoria sull’organismo che la riveste, può solo avvenire ingaggiando una lotta risoluta contro le necessità e le leggi della materia, potenti quanto ataviche. Sono leggi e necessità di sopravvivenza animale, quindi istinti di prevaricazione, di potenza, di sopraffazione, di riproduzione. E’ necessario rendersi conto dell’esistenza di queste leggi e della loro naturale legittimità. Occorre comprendere che esse sono antiche quanto e più dell’uomo, quindi non è ragionevole sperare di capovolgerle dall’oggi al domani. Da qui la necessità di un allenamento graduale, costante, applicato e cosciente anche nelle apparenti futilità del vivere quotidiano.
Attenti: si è detto signoria sulle leggi e necessità della materia e non soppressione di queste.
Le pratiche tradizionali del magismo, consistenti in varie e adeguate tecniche, contribuiscono, se giudiziosamente eseguite, alla creazione di uno stato permanente di coscienza e di controllo della propria unità fisio-psichica, fino al raggiungimento di una certa potestà sul proprio organismo animale prima, quindi sulla individualità psichica fino alla liberazione dai condizionamenti antichi e dalle influenze recenti. Ma è sin dai primi passi che l’aspirante alla restaurazione della propria dignità acquista la chiara coscienza del punto cruciale: la conquista della signoria dell’intelligenza è una scelta e come tale è libera. Non solo. Da questo momento l’uomo sa che può diventare artefice di se stesso, padrone e responsabile dei suoi destini; da essere creato si accorge che può diventare creatore: creatore in sé e fuori di sé. In sé, perché potrà mettere ordine nel suo microcosmo; fuori di sé, in quanto proiettando tale ordine diventerà creatore nell’ambiente, nella società, nel mondo.
Il cammino magico è lungo e richiede una incrollabile dedizione di intenti; è spesso arduo, ma valgano a conclusione di questo scritto le parole del messaggio e dell’insegnamento kremmerziano:
«E’ giunto, pertanto, il momento di restituirsi a se stessi, di conoscere la propria forza, di fare uso della propria volontà illuminata e di opporsi alla dilagante egemonia del male, consciamente o inconsciamente propagata da uomini e da dottrine che, per esperienza recente e per premonizione avvenire, ci risultano perniciosi al benessere singolo e collettivo».
La Redazione del Sito













